Le donne che si sentono attrarre dal Signore a servire gli ammalati per amore di Gesù Cristo, e desiderano fare un'esperienza vocazionale tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, possono scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: noviziato @ valduce.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi).

domenica 10 luglio 2016

Pensieri tratti dagli scritti di Madre Giovannina Franchi

"Specialmente la meditazione non si tralasci mai, e la faccia da sola chi non potè farla in comune; giacchè questa fatta con diligenza e costanza è alimento necessario per conservare e crescere la vita spirituale".

"guardarsi dalla fretta che è la peste della devozione ed anche dalla molteplicità di preghiere vocali che imbarazza e confonde".

[Il Santo Rosario sia un esercizio per] "imitare quelle virtù di sì gran Madre che sono più proprie del loro stato, cioè la castità, la modestia e l'amore ad una vita nascosta, povera, mortificata e laboriosa".

"Sieno però bene avvertite le Sorelle che nelle pratiche devote sopraddette non consiste tutta e non finisce la vera pietà, l'opera della propria santificazione. Sono sì anch'esse modi eccellenti di onorare e amare Dio, ma soprattutto si hanno a prendere come mezzi che ci conducono al perfetto adempimento della volontà di Dio e all'unione dell'anima con Dio, secondo gli esempi di Gesù Cristo, nel che tutta e unicamente è la virtù e la santità cristiana".

lunedì 2 marzo 2015

Come diventare suora

Come si diventa suora? Tempo fa una lettrice del blog vocazionale mi ha scritto una bella lettera.


Ciao,
          ho ricevuto la chiamata di Dio, la vera e propria chiamata, l'impulso irrefrenabile a pregare e a cambiare vita QUESTA MATTINA! Nell'infanzia ho avuto già esperienze di questo tipo ma non ne ero ancora abbastanza consapevole. Sono sempre andata a messa, dalla mia prima Comunione, fino ad ora (21 anni). Da 3 anni sono animatrice liturgica nella mia parrocchia ed è come se vivessi tutta la settimana in attesa che arrivi il giorno in cui io possa servire il Signore. Questa mattina ho sentito come un colpo di felicità e amore nel cuore, come se mi si fosse finalmente palesato in mente ciò che sapevo già di voler fare! Ho pianto lacrime di gioia leggendo dell'ordine delle Suore Infermiere dell'Addolorata, e tramite il tuo blog ho reperito il contatto e-mail delle suore per chiederle di iniziare il noviziato. Sono al terzo anno della laurea in infermieristica […]. Attendo con ansia la risposta delle suore sperando che possano accettarmi subito in noviziato perché dopo anni di riflessione ho deciso la mia strada! Era veramente tanto tempo che l'idea mi ronzava in testa ma avevo tanta paura della reazione di amici e parenti. Ora invece so che non riesco più a vivere nell'inganno, non posso più far finta di essere serena in questa vita così confusionale, piena di indifferenza e odio! Voglio dare e vivere l'Amore ma non posso farlo con persone che non hanno avuto la mia stessa fortuna nel capire la Parola di Dio! La mia speranza è quella di poter partire per Como immediatamente PER RESTARCI! In questo modo potrei completare con le mie future sorelle il percorso di studi in una vita ai margini della società, protetta e piena d'amore. Voglio dare, servire gli altri come Nostro Signore Cristo Gesù, senza volere nulla in cambio! Mi fa star bene fare l'infermiera, nei tirocini l'hanno notato tutti, finché lavoro sto bene, quando smetto è una catastrofe! Curare gli altri mi dà forza e mi dà gioia e non potrei nemmeno immaginare qualcosa di meglio se non diventare al più presto una suora infermiera!

Tu conosci le suore infermiere del Valduce? Pensi che mi troverò bene? A solo vedere le loro foto mi è venuto da pensare "ECCO LA MIA VERA FAMIGLIA!" Voglio subito stare con loro! Non posso aspettare di laurearmi perché sarà minimo tra 2 anni ma non riuscirò a studiare bene pensando sempre a pregare quindi potrebbe passare molto più tempo! Dio ti benedica per il tuo lavoro sul blog, è stato bellissimo vedere altre ragazze nella mia stessa condizione.

(Lettera firmata)



Cara sorella in Cristo,
                                      ho letto con grande piacere la tua lettera, apprezzo tantissimo il tuo ardore nel rispondere alla vocazione senza perdere tempo, proprio come consigliavano San Tommaso d'Aquino e Sant'Alfonso Maria de Liguori.

Spero tanto che tu possa abbracciare la vita religiosa tra le “Suore Infermiere dell'Addolorata”, se questa è la volontà di Dio. Hai fatto bene a scrivere alle suore, speriamo che ti rispondano presto.

Penso che dopo aver letto la tua tua e-mail, le suore ti inviteranno a Como per fare un'esperienza vocazionale di una settimana. Quando sarai lì, se ti piacerà la vita religiosa in assistenza ai malati, potrai chiedere di restare ancora una o due settimane per prolungare la tua prima esperienza di vita religiosa. Dopodiché, se sarai convinta che Gesù buono ti sta chiamando proprio in questo istituto, potrai chiedere alle suore di diventare “postulante”.

Quando andrai a Como a fare l'esperienza vocazionale, per prudenza sarebbe meglio non dire ai tuoi parenti ed amici che vuoi diventare suora, ma potresti dire che vai lì per fare un ritiro spirituale o per fare volontariato tra gli ammalati. Non si tratta di bugie, perché un'esperienza vocazionale è anche un ritiro spirituale, e inoltre farai davvero volontariato tra gli ammalati. Purtroppo, molti genitori cercano di ostacolare i figli attratti dalla vita religiosa.

Io penso che ti troverai bene tra di loro, sarebbe meraviglioso se tu potessi donare a Gesù buono il resto della tua vita mettendoti al servizio dei fratelli che soffrono.

Ti incoraggio a perseverare nella vocazione religiosa per tutta la vita!

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Gesù e Maria,

Cordialiter

venerdì 23 gennaio 2015

Le virtù teologali, le virtù morali, e i doni dello Spirito Santo

Riporto un interessante scritto del dotto Padre Adolphe Tanquerey.

a) [Le virtù teologali] hanno Dio per oggetto materiale e qualche attributo divino per oggetto formale. La fede ci unisce a Dio, suprema verità, e ci aiuta a veder tutto e a tutto giudicare alla divina sua luce. La speranza ci unisce a Colui che è la sorgente della nostra felicità, sempre pronto a versare su noi le sue grazie per compiere la nostra trasformazione ed aiutarci col suo potente soccorso a fare atti di confidenza assoluta e di filiale abbandono. La carità ci eleva a Dio sommamente buono in se stesso; e, sotto il suo influsso, noi ci compiacciamo delle infinite perfezioni di Dio più che se fossero nostre, desideriamo che siano conosciute e glorificate, stringiamo con Lui una santa amicizia, una dolce familiarità e così diventiamo ognor più a lui somiglianti. Queste tre virtù teologali ci uniscono dunque direttamente a Dio.

 b) Le virtù morali, che hanno per oggetto un bene onesto distinto da Dio e per motivo l'onestà stessa di quest'oggetto, favoriscono e perpetuano questa unione con Dio, regolando le nostre azioni in modo che, non ostante gli ostacoli che si trovano dentro e fuori di noi, tendano continuamente verso Dio. Così la prudenza ci fa scegliere i mezzi migliori per tendere al nostro fine soprannaturale. La giustizia, facendoci rendere al prossimo ciò che gli è dovuto, santifica le nostre relazioni coi nostri fratelli in modo da avvicinarci a Dio. La fortezza arma l'anima nostra contro la prova e la lotta, ci fa sopportare con pazienza i patimenti e intraprendere con santa audacia le più rudi fatiche per procurare la gloria di Dio. E, poichè il piacere colpevole ce ne distoglierebbe, la temperanza modera il nostro ardore pel piacere e lo subordina alla legge del dovere. Tutte queste virtù hanno dunque per ufficio di allontanare gli ostacoli e anche di somministrarci mezzi positivi per andare a Dio.


Dei doni dello Spirito Santo.

[...]

I doni, senza essere più perfetti delle virtù teologali e specialmente della carità, ne perfezionano l'esercizio. Così il dono dell'intelletto ci fa penetrare più addentro nelle verità della fede per scoprirne i reconditi tesori e le arcane armonie; quello della scienza ci fa considerare le cose create nelle loro relazioni con Dio. Il dono del timore fortifica la speranza, staccandoci dai falsi beni di quaggiù, che potrebbero trascinarci al peccato e ci accresce quindi il desiderio dei beni celesti. Il dono della sapienza, facendoci gustare le cose divine, aumenta il nostro amore per Dio. La prudenza è grandemente perfezionata dal dono del consiglio, che ci fa conoscere, nei casi particolari e difficili, ciò che è o non è espediente di fare. Il dono della pietà perfeziona la virtù della religione, che si connette colla giustizia, facendoci vedere in Dio un padre che siamo lieti di glorificare per amore. -- Il dono della fortezza compie la virtù dello stesso nome, eccitandoci a praticare ciò che vi è di più eroico nella paziente costanza e nell'operare il bene. Infine il dono del timore, oltre che facilita la speranza, perfeziona pure in noi la temperanza, facendoci temere i castighi e i mali che risultano dall'amore illecito dei piaceri.

(Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Desclée & Co., 1928) 

sabato 3 gennaio 2015

Pensieri tratti dagli scritti di Madre Giovannina Franchi

[Le suore dell'istituto] "con lo spirito appartengano al bel numero delle ancelle chiamate dal fine del loro istituto le Perpetue Adoratrici del SS. Sacramento".

"due sorelle almeno procureranno di accompagnare il Divinissimo Sacramento quando si porta agli infermi e due per volta si recheranno ad adorarlo quando sia esposto sugli Altari in occasione delle SS.me quarantore"

"Maria SS.ma deve essere il nostro amore, il nostro modello e la nostra speranza."

[Bisogna imitare le virtù] "di sì gran Madre ... la castità, la modestia e l'amore ad una vita nascosta, povera, mortificata e laboriosa".

"né altra mercede e lode cercherai alle tue fatiche fuorché l'amore e il piacimento di Dio"

[Consiglio a una giovane suora] "Poi rompi guerra a te stessa ... perciò abnegare la propria volontà, farsi guidare e reggere interamente dall'ubbidienza, umiliarsi davanti a tutti, avvilirsi nei più bassi ministeri, amare e desiderare i dispregi e, avutili, abbracciarli e goderne; trionfare insomma non men di te che del mondo per essere tutta di Dio."

mercoledì 10 dicembre 2014

La spiritulità

La vita cristiana è incentrata sull’Eucaristia, la Parola di Dio i sacramenti. 

La Beata Giovannina ha sempre vissuto in profondità la vita del buon cristiano mettendosi a disposizione nella chiesa secondo le proprie capacità. 

Era catechista nella chiesa di San Provino, era fra le figlie di Maria, con la sua famiglia collaborava alla realizzazione di paramenti per la chiesa.

Questa esistenza cristiana mano a mano che passava il tempo e la sua fedeltà  prendeva corpo, imprimeva nella sua anima, in maniera sempre più profonda, l’appartenenza a Cristo delineando una personalità cristiana  particolare.

Il Crocifisso che si era educata a contemplare a lungo sia nel simbolo della croce ma soprattutto nei corpi sofferenti dei fratelli dicendo alle sua figlie,. . . sono immagine viva di Cristo Crocifisso. L’Eucaristia che adorava e riceveva come sostegno, vita, anima della sua anima con tanto amore,affermava di poterla toccare nei corpi dei fratelli che curava. La Vergine Addolorata che era il suo modello,  la Madre sempre presente nella sua vita di ogni giorno, da Essa voleva apprendere il segreto di stare accanto ai sofferenti, ai moribondi con lo stesso amore con cui Lei era presso la croce del Figlio.

sabato 15 novembre 2014

Pensieri tratti dagli scritti di Madre Giovannina Franchi

"Le sorelle non lascino di esercitarsi nell'officio al quale vengono indistintamente chiamate, fosse pure quello di spazzare le stanze, lavare le scodelle e pulire le malate, mostrando in quello una sana allegrezza e consolazione, contentissime di compiere un'azione molto nobile e preziosa agli occhi di Dio.".

"Le Sorelle infermiere renderanno alle malate, a cui vanno fuori della casa, tutti i servigi e le medicazioni che possono eseguire senza il concorso del medico e del chirurgo. Faranno preparare il vitto e la biancheria e le altre cose volute dalle circostanze, guardandosi però dal secondare i poco giudiziosi desideri delle inferme e temperando il rifiuto con carità e prudenza ... nelle case delle ammalate staranno con affettuoso zelo e carità, ma soltanto nelle ore prescritte e non mai di notte".

lunedì 13 ottobre 2014

L'Opera Caritativa di Madre Giovannina Franchi

Le sorelle: “Eserciteranno la carità verso il prossimo, specialmente nell’assistenza corporale spirituale degli infermi preferendo i poveri, nelle loro case private, massime se moribondi, col disporli ad una buona morte, essendo questa, al dire di S, Alfonso Liguori, l’opera di carità più cara a Dio e più utile per la salute delle anime.”


“La carità del prossimo sia nelle Sorelle un amore universale che tutti abbraccia nel Signore e non esclude nessuno!”

“La casa delle Sorelle Infermiere sia una copia della casa di Marta e Maria sorelle di Lazzaro, la quale meritò di essere l’ospizio favorito del nostro divin Salvatore.”



“Si ricevano e si trattino con cordialità e gravità insieme le persone che vengono nella casa per qual si voglia motivo, e si procuri che vadano soddisfatte in ciò che domandano, quando si può, sempre poi edificate.”

"Almeno potessimo, colla Divina Grazia, corrispondere ad un favore si grande, quale è quello di avere nella nostra casa Gesù Cristo in Sacramento, con tutto fare e patire per Dio; e per amor suo assistere i poveri infermi,  ma con gran cuore."

La Beata  Giovannina, è tutta qui, in queste poche righe o note che hanno dato musicalità caritativa alla sua esistenza.

Nata in una famiglia benestante nel 1807 ricevette una istruzione adeguata al suo ceto sociale presso il monastero delle Suore della Visitazione in Como; ebbe una fanciullezza e una giovinezza serena nel contesto di una famiglia numerosa senza preoccupazioni
particolari, con un tenore di vita sobrio improntato ad una pratica cristiana sincera e fedele, alla carità, all’impegno sociale e civile.

La nostra Beata ha saputo accogliere nel suo cuore e far fruttificare si può dire da sempre, sia le serene gioie che i grandi dolori, costruendo, con la grazia di Dio, un patrimonio di umanità che ella ha generosamente  messo a disposizione dei fratelli più poveri e disagiati del suo tempo.

La vita è per tutti una grande maestra e sta a ciascuno di noi valorizzare il bene e il bello e tralasciare il brutto e il male. Giovannina ha dedicato ogni attimo della sua esistenza al bene perché credeva e viveva la vocazione cristiana ricevuta nel Battesimo che la faceva figlia di Dio.

Nel 1853 concretizza il suo immenso desiderio di donazione amorosa al Signore mettendo se stessa e le sue sostanze a servizio dei più poveri, nel corpo e nello spirito. che incontrava nel quartiere della Cortesella in Como.

Poveri e miseri che non si differenziano  molto dai poveri di tutti i tempi. Le periferie umane hanno sempre in comune una miseria che in 

tutte le latitudini ha lo stesso colore nero e le stesse conseguenze: ignoranza, delinquenza, lotta per la sopravvivenza squallore fisico e morale. 

Ciò che faceva sanguinare il cuore di Madre Giovannina era l’abbandono quasi totale in cui versavano le persone. Oggi in Italia abbiamo l’assistenza sanitaria, le diverse organizzazioni di  volontariato, ma nella maggior parte del mondo tutto questo è ancora escluso anche solo dalla speranza di milioni di persone. 

Questo tormento amoroso di Madre Giovannina interpella oggi fortemente le sue Figlie e le esorta a spalancare gli occhi su queste inesplorate periferie che danno slancio a mani , a piedi, a intelligenze cordiali, per permettere a tanti fratelli di scoprire la grande misericordia del Dio Vivente che in Gesù ha riscattato l’umanità tutta dando il suo nuovo comandamento: Amatevi come io vi ho amati!

E così, lei, la colta e raffinata Giovannina della famiglia Franchi, accogliendo tre donne come compagne, inizia un’avventura che, se anche ora dovesse terminare dovrà sempre essere riconosciuta come una grande, stupenda, eroica impresa per cui è valsa la pena di morire contagiata dal vaiolo nero, e di vivere gli ultimi giorni della sua esistenza isolata come lo erano tutti coloro che andava a curare.

Era il 23 febbraio 1872 quando Madre Giovannina chiuse la sua vita terrena per incontrare il suo Signore, dopo che  aveva cercato con tutte le sue forze, di assomigliare in qualche cosa a questo suo esigente Sposo divino che per lei per i suoi fratelli e sorelle, aveva dato tutto morendo sulla croce e lasciandosi mangiare dai suoi amici donandosi nella divina Eucaristia.

Di lei, di questa grande Madre non resta nessun ricordo tangibile, neanche la certezza della tomba, ma la sua eredità è in perenne memoria.  

Una lunga schiera di sue Figlie hanno portato avanti il dono a lei dato dallo Spirito e, nella Chiesa si impegnano con gran cuore nella cura dei fratelli infermi.

mercoledì 3 settembre 2014

Il miracolo


Il 6 settembre 1981 nacque nell’Ospedale Valduce di Como la piccola Pasqualina Principe. Alla nascita mostrava segni incompatibili con la vita in assenza di mobilità e di attività respiratoria. La diagnosi fu di asfissia neonatale grave Fu subito assistita con  massaggio cardiaco esterno, puntura intracardiaca con adrenalina e fu intubata per via oro-tracheale. Mancando segni di ripresa, trascorse ormai tre ore dalla nascita, il primario ostetrico la ritenne morta cerebralmente e pertanto preparò l’attestato di morte ma senza registrarne l’orario. Fu a quel punto che la Suora del reparto, che già aveva cominciato ad invocare la Madre Giovannina, ricorse con più fede alla preghiera. Invece di trasferire la piccola in cella mortuaria la portò nel reparto pediatria e pose nell’incubatrice l’immagine della Fondatrice Madre Giovannina Franchi. Si associarono alla preghiera anche altre suore presenti in reparto insieme ad una infermiera. Alle ore 19,30, ad oltre cinque ore dalla nascita, la bambina mostrò chiari segni di vita:. aumento della frequenza cardiaca, comparsa di qualche atto  respiratorio e miglioramento della cianosi. La mamma e le Suore tutte pregavano la Fondatrice perché fossero risparmiati alla bimba gli esiti neurologici di quella sofferenza. La neonata fu dimessa il 27 settembre 1981 in buona salute che ha sempre conservato insieme ad uno sviluppo psico-fisico normale.

martedì 19 agosto 2014

Giovannina Franchi nel Metodo di Vita

Il profumo di una vita spesa nell’amore di Dio e del prossimo, la radicale appartenenza ad un Ideale, dove l’agire ha una sola ragione: tutto nell’amore e per l’amore, è conservato, inalterato negli anni,
in un volumetto prezioso, scritto più con la vita esemplare che con le parole, da una Donna feconda nel bene, feconda nell’amare senza riserve Dio e Dio nei fratelli.

Il Metodo di Vita

È il vero fondamento di un seme prezioso che ha generato in 161 anni una teoria di donne che hanno visto in Cristo l’unica ragione della loro esistenza e nei fratelli poveri e infermi la possibilità di  curare questo Cristo da loro amato.

Giovannina Franchi stendendo le note del  Metodo di Vita  ha aperto la sua anima all’Infinito e ad ogni finito che avvicinava. La sua fisionomia si erge da queste righe maestosa,  avvolta di bellezza intima e spirituale. La sua vita si inserisce nella lunga schiera di donne che hanno saputo utilizzare il proprio vissuto di amore, di dolore, di sofferenza e di gioia a favore dei poveri, dei reietti, dei malati passando tra di loro come angelo consolatore e madre per ogni povero.

Cariche di questa eredità le sue Figlie spirituali,  nell’anno in cui  la Chiesa l ‘addita alla cristianità come  testimone di vita esemplare, si impegnano a rivivere le sue parole, guidate dallo Spirito, per dare continuità spirituale e caritativa al suo insegnamento.

Le  Sorelle, dette Infermiere perché applicate all'assistenza degli infermi, separatesi dal mondo, si sono consacrate a Gesù Cristo Crocifisso, e alla sua Santissima Madre Addolorata, di cui i Cristiani sono immagine più viva nei giorni di malattia. Perciò si propongono di attendere con grande diligenza e perfezione al servizio di Dio e alla santificazione  dell' anima propria nell'adempimento  del sovrano precetto dell'amor di Dio e del prossimo.

sabato 16 agosto 2014

Esperienza vocazionale

Curare i malati è un'opera di misericordia molto apprezzata dal Signore, il quale nel Giorno del Giudizio ci giudicherà sulla carità. Tra gli istituti religiosi che si occupano di prestare assistenza ai malati, apprezzo molto l'opera delle Suore Infermiere dell'Addolorata, fondate da Madre Giovannina Franchi nel 1853. Il loro carisma è curare gli infermi con gran cuore, soprattutto i moribondi, essendo questa un'opera molto meritoria, visto che nell'ora estrema della vita si decide la salvezza eterna dell'anima. Queste suore sono molto caritatevoli e accoglienti, si impegnano a servire tutti come se servissero Cristo sofferente; ecco perché nelle loro strutture sanitarie si respira un'atmosfera familiare. Per loro i malati sono dei fratelli da amare e servire; magari fosse questa l'atmosfera di tutti gli ospedali del mondo!

Si può entrare in questa Congregazione a qualsiasi età, infatti la loro Fondatrice accolse anche donne con più di 50 anni. La buona volontà e il desiderio di santificarsi nel servizio ai malati è un ottimo indice per essere accolte tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, le quali sono disponibili ad ospitare ragazze per un'esperienza vocazionale nel ramo assistenziale infermieristico. Si tratta di una vita semplice e serena, anche se nel mezzo di un lavoro assiduo e impegnativo svolto con gioia per il regno di Dio. Madre Giovannina studiò presso le Monache Visitandine dalle quali imparò ad amare gli scritti spirituali di San Francesco di Sales; ecco perché questa Congregazione ha una spiritualità dal sapore “salesiano”. La preghiera le vede sempre unite e la vita comune è il momento di sollievo, nonostante le fatiche che vi possono incontrare durante il giorno. Grande è inoltre la loro devozione per l'adorazione Eucaristica.

Le donne che si sentono attrarre dal Signore a servire gli ammalati per amore di Gesù Cristo, e desiderano fare un'esperienza vocazionale tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, possono scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: noviziato @ valduce.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi).




lunedì 7 ottobre 2013

Giovannina Franchi dono di Dio


Ai reietti della Cortesella, ormai abituati a vivere nell’abbandono di qualsiasi principio umano, anche il cielo ormai reso cupo e quasi oscurato dall’intricato intreccio di tetti neri e affumicati da miriadi di camini che sputano nel cielo la loro nera miseria, venne dato inaspettatamente un dono che solo dal cielo poteva venire .


Madre Giovannina cominciò ufficialmente a girare fra le strette vie della Cortesella il 27 settembre del 1853, giorno in cui la Chiesa ricordava i santi fratelli medici Cosma e Damiano. Di nascosto, senza farsi molto notare già si aggirava nei tristi siti, perciò conosceva le varie situazioni inammissibili in un’epoca dove si parlava di unità d’Italia, dove l’industrializzazione metteva radici e dove ancora le persone dabbene e ricche come lei, avevano un tenore di vita che distava anni luce dalla realtà che i suoi piedi calcavano.

Ecco in quel giorno la Giovannina con tre compagne diventa un’abitante della Cortesella, perché aveva comprato con la sua dote una casa dove poter accogliere, consolare, consigliare,e curare, anche se il termine curare possa sembrare un eufemismo.

Come hanno iniziato le pie donne nella contrada? Andando di casa in casa, con cose semplici: rifare un letto portando biancheria pulita, aiutare il malato nell’igiene personale, spazzare la casa, portare una bottiglia di brodo caldo, portare una fascina di legna per riattizzare il fuoco, cercare di togliere i tanti cattivi odori con qualche ramoscello salubre di ginepro o di alloro, far compagnia compassionevole ai più soli ed abbandonati, procurando un buon caffè, un po’ di zucchero ed anche un sigaro, comprare qualche medicamento, detergere una piaga e rimuovere la fasciatura secondo le prescrizioni mediche, accompagnare un moribondo all’incontro col Signore, far scrivere alla Signorina Giovannina una lettera, difendere una povera donna dalle grinfie di una megera … pagare il consulto del medico per i casi più gravi, recarsi in carcere per assistervi una donna malata con i suoi cinque figli. . .

La casa che avevano era grande e la Signorina Giovannina, che aveva studiato, voleva imitare san Camillo, perciò alcune persone che avevano bisogno di assistenza più continua li portava a casa e che sollievo per quei poveretti trovarsi in un letto sempre pulito e più comodo di quello di casa: la guarigione era già mezza avvenuta. E poi anche il dottore veniva a visitarli e incominciavano a dire che era meglio la Casa della Giovannina che l’Ospedale. In pochissimo tempo le quattro donne divennero una benedizione del Signore in tutto il quartiere, dove arrivavano portavano sollievo e infondevano serenità. E chi poteva dava, un aiuto per i più poveretti. La loro opera era veramente un grande aiuto e il loro stile di vita affascinava tante donne giovani o meno giovani e così incominciarono a chiedere alla Signorina Giovannina di essere accolte nella Pia Casa per poter avere lo stesso spirito che rendeva ardenti le quattro donne.

Ma perché facevano tutto questo? Ecco il segreto era nel cuore della Giovannina. Era cresciuta come benestante, aveva avuto anche una soda educazione cristiana e si sarebbe sposata e come il resto della sua tribù benestante avrebbe messo al mondo tanti figli come era nell’epoca. Ma … c’è sempre un ma che riconduce tutto a Colui che tutto puote … Il matrimonio salta e proprio attraverso quella ferita inferta nel cuore della Giovannina si fa luce un altro indirizzo esistenziale. Era un ripiego? No!!! Era come se la giovane donna attraverso quella ferita avesse scorto dentro una brace nascosta che era la vera vita dell’anima sua. Fu come se gli anni della sua fanciullezza e poi giovinezza diventassero dentro di lei vividi e presenti, e il Signore, che le buone suore del collegio della visitazione le avevano insegnato a ricercare e ad amare, si svelò alla sua anima in un modo nuovo e definitivo: aveva incontrato il Signore come amore unico, e questo incontro l’aveva decisa a vivere solo con Lui, per Lui, anche se non sapeva né come né dove, ma intanto nell’attesa era Lui che amava, cercava e che serviva.

Questo novello ma sempre antico amore era come un fuoco che portava dentro e continuava ad aumentare, tanto che in qualche momento si sentiva quasi soffocare...aspettava solo il segno del Signore che arrivò nella persona del buon canonico Don Abbondio Crotti che le diede il via. Il Signore quando vuole una cosa la fa… non siamo noi, ma è Lui che opera e si serve di quattro povere donne: si lei la Giovannina, una donna, che all’età di 46 anni avrebbe potuto pensare a stare in casa e fare la calzetta, poi la Signora Schiavetti, 72 anni, già vecchia all’anagrafe la piccola Maria Luigia Allegri che ha 31 anni e Poletti Maria 34, già vedova! Era un quartetto fortunato, scelto dal Signore, per questo era in buone mani, il Signore lo voleva, basta…

Andando di casa in casa, Giovannina e le compagne non toccavano e curavano i malati, ma la carne malata di Cristo. Era proprio quel Gesù che la mattina nella chiesa dei Santi Nazario e Celso, (ora in quell’area c’è la sede della Banca d’Italia,) riceveva sotto le specie eucaristiche che lei e le sue compagne potevano ora toccare ed adorare, proprio come faceva San Camillo che imboccava i malati mettendosi in ginocchio come la più tenera delle madri, e piangendo si confessava davanti a loro. In poco tempo la Casa delle Pie Infermiere divenne un punto di riferimento per tantissime persone povere o meno povere perché era come la casa di Marta e di Maria, le sorelle di Lazzaro, che era un punto di appoggio per Gesù e i suoi discepoli.

Si sentiva, appena varcata la porta che uno veniva avvolto da un amore che tutti abbraccia nel Signore. E’ vero si specializzavano sempre più nel curare gli infermi, e questo lo facevano ma con gran cuore. Perfino il vescovo di Foggia , mons. Frascolla, in esilio trovò riparo dalle buone suore e con lungimiranza profetizzò: “ il seme gettato diventerà un grande albero”

E poi? E poi viene un bellissimo e lunghissimo poi che oggi ha toccato i 160 anni e l’albero profetizzato dal Vescovo di Foggia, ha la radice è ben salda, la linfa scorre fra i suoi secolari rami e, che a Dio piacendo, si riempiranno di foglie e di frutti degni della nostra Venerabile Giovannina.

lunedì 29 aprile 2013

Donare il 5 per mille alla ricerca scientifica

La Legge italiana consente di destinare una quota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche pari al 5 per mille a enti, come la Fondazione Valduce, che operano nel campo della ricerca biomedica. In particolare la Fondazione Valduce svolge la propria attività di ricerca presso l’ospedale Valduce di Como e il presidio riabilitativo Villa Beretta di Costamasnaga (LC). Durante la compilazione della dichiarazione dei redditi sarà sufficiente la tua firma e l’indicazione del codice fiscale: 95048450134.

La scelta della destinazione del 5 per mille e quella dell’8 per mille non sono in alcun modo in alternativa fra loro e non comportano alcun esborso per il contribuente. Suggerite anche ai vostri amici e conoscenti di donare il 5 x mille alla Fondazione Valduce. E’ una opportunità, a costo zero per il contribuente, per sostenere la ricerca scientifica.

mercoledì 10 aprile 2013

Madre Giovannina Franchi

Nasce a Como il 24 giugno 1807 in una famiglia fra le più facoltose e stimate della città, ma ciò non le impedisce di conoscere la realtà sociale della popolazione più povera, la drammatica situazione di molte famiglie ridotte in povertà a seguito dell’industrializzazione, di malati e anziani abbandonati. Il 27 settembre 1853 Giovannina Franchi, all’età di 46 anni, compie una scelta provocatoria e ardita: abbandona gli agi familiari e con tre compagne va a vivere in via Vitani, una via tra le più povere e malfamate della città. Qui si mette a servizio dei malati, curandoli a domicilio e accogliendoli nella sua casa, dando inizio alla “Pia unione delle Sorelle Infermiere di Carità” che, attraverso la dedizione, l’amore, l’abnegazione, diventa, nei diversi luoghi dove opera, segno della Provvidenza del Padre. Nel finire del 1871 scoppia a Como una violenta epidemia di vaiolo; Madre Franchi si prodiga fra gli appestati e contrae il morbo che in breve tempo, il 23 febbraio 1872, la porta alla morte, lasciando nel dolore e nello smarrimento le sue figlie.

domenica 24 marzo 2013

Adorazione Eucaristica

L'apostolato delle Suore Infermiere dell'Addolorata è molto impegnativo. Per stare a contatto tutto il giorno con gli ammalati è necessario avere molta pazienza e soprattutto molta carità fraterna nei confronti di questi fratelli sofferenti. Ma le Infermiere dell'Addolorata, da dove attingono le energie spirituali per svolgere il loro apostolato? Solo Dio può dare la forza e il coraggio a una persona per dedicare la propria vita a servire il prossimo con carità. Ecco perché queste suore, pur essendo di "vita attiva", dedicano molto tempo alla preghiera e alla meditazione. È così che ottengono la forza spirituale per svolgere sempre con ardore la propria missione tra i malati.

Ci tengono tantissimo anche all'Adorazione Eucaristica, poiché nel Sacramento dell'Altare, Cristo è davvero presente con tutto il corpo, sangue, anima e divinità, come insegna il Magistero infallibile della Chiesa. Madre Giovannina Franchi voleva che le sue seguaci facessero ogni giorno la visita al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima. Gesù è il loro Sposo, ed è contento quando vengono a trovarlo ai piedi del Tabernacolo per consolare il suo Sacratissimo Cuore e fagli un po' di compagnia.

Sant'Alfonso Maria de Liguori scrisse un prezioso libretto intitolato appunto “Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima”, che raccoglie brevi ma intense meditazioni adatte agli amanti di Gesù Eucaristico Amore e della sua dolcissima Mamma. Consiglio a tutti di leggerlo!

lunedì 25 febbraio 2013

Meditare sulla Passione di Cristo

Diceva S. Agostino che vale più una sola lacrima sparsa meditando sulla Passione di Cristo, che un pellegrinaggio sino a Gerusalemme ed un anno di digiuno a pane ed acqua. Sì, il nostro amante Salvatore ha patito tanto affinché vi pensassimo, poiché pensandovi non è possibile non infiammarsi del divino amore. Gesù da pochi è amato, perché pochi sono quelli che considerano le pene che ha patito per noi; ma chi le considera spesso, non può vivere senza Gesù. Si sentirà talmente stringere dal suo amore che non gli sarà possibile resistere a non amare un Dio così innamorato che tanto ha patito per farsi amare. S. Francesco piangeva nel meditare le sofferenze di Gesù Cristo. Una volta mentre lacrimava gli venne chiesto che problema avesse, egli rispose che piangeva per i dolori e gli affronti dati al Signore e si dispiaceva nel vedere gli uomini ingrati che non l'amano e non lo pensano.

Questo brano che avete appena letto è tratto dal libro "Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo", scritto da S. Alfonso Maria de Liguori e da me rielaborato e tradotto in italiano moderno. E' possibile acquistare il libro ordinandolo presso qualsiasi libreria (meglio ancora se è una libreria cattolica), al modico prezzo di 6 euro. Casa editrice "Fede e Cultura".