Le donne che si sentono attrarre dal Signore a servire gli ammalati per amore di Gesù Cristo, e desiderano fare un'esperienza vocazionale tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, possono scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: noviziato @ valduce.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi).

lunedì 7 ottobre 2013

Giovannina Franchi dono di Dio


Ai reietti della Cortesella, ormai abituati a vivere nell’abbandono di qualsiasi principio umano, anche il cielo ormai reso cupo e quasi oscurato dall’intricato intreccio di tetti neri e affumicati da miriadi di camini che sputano nel cielo la loro nera miseria, venne dato inaspettatamente un dono che solo dal cielo poteva venire .


Madre Giovannina cominciò ufficialmente a girare fra le strette vie della Cortesella il 27 settembre del 1853, giorno in cui la Chiesa ricordava i santi fratelli medici Cosma e Damiano. Di nascosto, senza farsi molto notare già si aggirava nei tristi siti, perciò conosceva le varie situazioni inammissibili in un’epoca dove si parlava di unità d’Italia, dove l’industrializzazione metteva radici e dove ancora le persone dabbene e ricche come lei, avevano un tenore di vita che distava anni luce dalla realtà che i suoi piedi calcavano.

Ecco in quel giorno la Giovannina con tre compagne diventa un’abitante della Cortesella, perché aveva comprato con la sua dote una casa dove poter accogliere, consolare, consigliare,e curare, anche se il termine curare possa sembrare un eufemismo.

Come hanno iniziato le pie donne nella contrada? Andando di casa in casa, con cose semplici: rifare un letto portando biancheria pulita, aiutare il malato nell’igiene personale, spazzare la casa, portare una bottiglia di brodo caldo, portare una fascina di legna per riattizzare il fuoco, cercare di togliere i tanti cattivi odori con qualche ramoscello salubre di ginepro o di alloro, far compagnia compassionevole ai più soli ed abbandonati, procurando un buon caffè, un po’ di zucchero ed anche un sigaro, comprare qualche medicamento, detergere una piaga e rimuovere la fasciatura secondo le prescrizioni mediche, accompagnare un moribondo all’incontro col Signore, far scrivere alla Signorina Giovannina una lettera, difendere una povera donna dalle grinfie di una megera … pagare il consulto del medico per i casi più gravi, recarsi in carcere per assistervi una donna malata con i suoi cinque figli. . .

La casa che avevano era grande e la Signorina Giovannina, che aveva studiato, voleva imitare san Camillo, perciò alcune persone che avevano bisogno di assistenza più continua li portava a casa e che sollievo per quei poveretti trovarsi in un letto sempre pulito e più comodo di quello di casa: la guarigione era già mezza avvenuta. E poi anche il dottore veniva a visitarli e incominciavano a dire che era meglio la Casa della Giovannina che l’Ospedale. In pochissimo tempo le quattro donne divennero una benedizione del Signore in tutto il quartiere, dove arrivavano portavano sollievo e infondevano serenità. E chi poteva dava, un aiuto per i più poveretti. La loro opera era veramente un grande aiuto e il loro stile di vita affascinava tante donne giovani o meno giovani e così incominciarono a chiedere alla Signorina Giovannina di essere accolte nella Pia Casa per poter avere lo stesso spirito che rendeva ardenti le quattro donne.

Ma perché facevano tutto questo? Ecco il segreto era nel cuore della Giovannina. Era cresciuta come benestante, aveva avuto anche una soda educazione cristiana e si sarebbe sposata e come il resto della sua tribù benestante avrebbe messo al mondo tanti figli come era nell’epoca. Ma … c’è sempre un ma che riconduce tutto a Colui che tutto puote … Il matrimonio salta e proprio attraverso quella ferita inferta nel cuore della Giovannina si fa luce un altro indirizzo esistenziale. Era un ripiego? No!!! Era come se la giovane donna attraverso quella ferita avesse scorto dentro una brace nascosta che era la vera vita dell’anima sua. Fu come se gli anni della sua fanciullezza e poi giovinezza diventassero dentro di lei vividi e presenti, e il Signore, che le buone suore del collegio della visitazione le avevano insegnato a ricercare e ad amare, si svelò alla sua anima in un modo nuovo e definitivo: aveva incontrato il Signore come amore unico, e questo incontro l’aveva decisa a vivere solo con Lui, per Lui, anche se non sapeva né come né dove, ma intanto nell’attesa era Lui che amava, cercava e che serviva.

Questo novello ma sempre antico amore era come un fuoco che portava dentro e continuava ad aumentare, tanto che in qualche momento si sentiva quasi soffocare...aspettava solo il segno del Signore che arrivò nella persona del buon canonico Don Abbondio Crotti che le diede il via. Il Signore quando vuole una cosa la fa… non siamo noi, ma è Lui che opera e si serve di quattro povere donne: si lei la Giovannina, una donna, che all’età di 46 anni avrebbe potuto pensare a stare in casa e fare la calzetta, poi la Signora Schiavetti, 72 anni, già vecchia all’anagrafe la piccola Maria Luigia Allegri che ha 31 anni e Poletti Maria 34, già vedova! Era un quartetto fortunato, scelto dal Signore, per questo era in buone mani, il Signore lo voleva, basta…

Andando di casa in casa, Giovannina e le compagne non toccavano e curavano i malati, ma la carne malata di Cristo. Era proprio quel Gesù che la mattina nella chiesa dei Santi Nazario e Celso, (ora in quell’area c’è la sede della Banca d’Italia,) riceveva sotto le specie eucaristiche che lei e le sue compagne potevano ora toccare ed adorare, proprio come faceva San Camillo che imboccava i malati mettendosi in ginocchio come la più tenera delle madri, e piangendo si confessava davanti a loro. In poco tempo la Casa delle Pie Infermiere divenne un punto di riferimento per tantissime persone povere o meno povere perché era come la casa di Marta e di Maria, le sorelle di Lazzaro, che era un punto di appoggio per Gesù e i suoi discepoli.

Si sentiva, appena varcata la porta che uno veniva avvolto da un amore che tutti abbraccia nel Signore. E’ vero si specializzavano sempre più nel curare gli infermi, e questo lo facevano ma con gran cuore. Perfino il vescovo di Foggia , mons. Frascolla, in esilio trovò riparo dalle buone suore e con lungimiranza profetizzò: “ il seme gettato diventerà un grande albero”

E poi? E poi viene un bellissimo e lunghissimo poi che oggi ha toccato i 160 anni e l’albero profetizzato dal Vescovo di Foggia, ha la radice è ben salda, la linfa scorre fra i suoi secolari rami e, che a Dio piacendo, si riempiranno di foglie e di frutti degni della nostra Venerabile Giovannina.

lunedì 29 aprile 2013

Donare il 5 per mille alla ricerca scientifica

La Legge italiana consente di destinare una quota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche pari al 5 per mille a enti, come la Fondazione Valduce, che operano nel campo della ricerca biomedica. In particolare la Fondazione Valduce svolge la propria attività di ricerca presso l’ospedale Valduce di Como e il presidio riabilitativo Villa Beretta di Costamasnaga (LC). Durante la compilazione della dichiarazione dei redditi sarà sufficiente la tua firma e l’indicazione del codice fiscale: 95048450134.

La scelta della destinazione del 5 per mille e quella dell’8 per mille non sono in alcun modo in alternativa fra loro e non comportano alcun esborso per il contribuente. Suggerite anche ai vostri amici e conoscenti di donare il 5 x mille alla Fondazione Valduce. E’ una opportunità, a costo zero per il contribuente, per sostenere la ricerca scientifica.

mercoledì 10 aprile 2013

Madre Giovannina Franchi

Nasce a Como il 24 giugno 1807 in una famiglia fra le più facoltose e stimate della città, ma ciò non le impedisce di conoscere la realtà sociale della popolazione più povera, la drammatica situazione di molte famiglie ridotte in povertà a seguito dell’industrializzazione, di malati e anziani abbandonati. Il 27 settembre 1853 Giovannina Franchi, all’età di 46 anni, compie una scelta provocatoria e ardita: abbandona gli agi familiari e con tre compagne va a vivere in via Vitani, una via tra le più povere e malfamate della città. Qui si mette a servizio dei malati, curandoli a domicilio e accogliendoli nella sua casa, dando inizio alla “Pia unione delle Sorelle Infermiere di Carità” che, attraverso la dedizione, l’amore, l’abnegazione, diventa, nei diversi luoghi dove opera, segno della Provvidenza del Padre. Nel finire del 1871 scoppia a Como una violenta epidemia di vaiolo; Madre Franchi si prodiga fra gli appestati e contrae il morbo che in breve tempo, il 23 febbraio 1872, la porta alla morte, lasciando nel dolore e nello smarrimento le sue figlie.

domenica 24 marzo 2013

Adorazione Eucaristica

L'apostolato delle Suore Infermiere dell'Addolorata è molto impegnativo. Per stare a contatto tutto il giorno con gli ammalati è necessario avere molta pazienza e soprattutto molta carità fraterna nei confronti di questi fratelli sofferenti. Ma le Infermiere dell'Addolorata, da dove attingono le energie spirituali per svolgere il loro apostolato? Solo Dio può dare la forza e il coraggio a una persona per dedicare la propria vita a servire il prossimo con carità. Ecco perché queste suore, pur essendo di "vita attiva", dedicano molto tempo alla preghiera e alla meditazione. È così che ottengono la forza spirituale per svolgere sempre con ardore la propria missione tra i malati.

Ci tengono tantissimo anche all'Adorazione Eucaristica, poiché nel Sacramento dell'Altare, Cristo è davvero presente con tutto il corpo, sangue, anima e divinità, come insegna il Magistero infallibile della Chiesa. Madre Giovannina Franchi voleva che le sue seguaci facessero ogni giorno la visita al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima. Gesù è il loro Sposo, ed è contento quando vengono a trovarlo ai piedi del Tabernacolo per consolare il suo Sacratissimo Cuore e fagli un po' di compagnia.

Sant'Alfonso Maria de Liguori scrisse un prezioso libretto intitolato appunto “Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima”, che raccoglie brevi ma intense meditazioni adatte agli amanti di Gesù Eucaristico Amore e della sua dolcissima Mamma. Consiglio a tutti di leggerlo!

lunedì 25 febbraio 2013

Meditare sulla Passione di Cristo

Diceva S. Agostino che vale più una sola lacrima sparsa meditando sulla Passione di Cristo, che un pellegrinaggio sino a Gerusalemme ed un anno di digiuno a pane ed acqua. Sì, il nostro amante Salvatore ha patito tanto affinché vi pensassimo, poiché pensandovi non è possibile non infiammarsi del divino amore. Gesù da pochi è amato, perché pochi sono quelli che considerano le pene che ha patito per noi; ma chi le considera spesso, non può vivere senza Gesù. Si sentirà talmente stringere dal suo amore che non gli sarà possibile resistere a non amare un Dio così innamorato che tanto ha patito per farsi amare. S. Francesco piangeva nel meditare le sofferenze di Gesù Cristo. Una volta mentre lacrimava gli venne chiesto che problema avesse, egli rispose che piangeva per i dolori e gli affronti dati al Signore e si dispiaceva nel vedere gli uomini ingrati che non l'amano e non lo pensano.

Questo brano che avete appena letto è tratto dal libro "Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo", scritto da S. Alfonso Maria de Liguori e da me rielaborato e tradotto in italiano moderno. E' possibile acquistare il libro ordinandolo presso qualsiasi libreria (meglio ancora se è una libreria cattolica), al modico prezzo di 6 euro. Casa editrice "Fede e Cultura".

martedì 19 febbraio 2013

Una donna dalle virtù eroiche

[Dal processo di beatificazione di Madre Giovannina Franchi, Fondatrice delle Suore Infermiere dell'Addolorata]

Dagli scritti della Venerabile, come dall’attento esame delle sue vicende terrene, emerge che la vita di Giovannina Franchi comprendeva un ventaglio di virtù cristiane di profonda intensità. L’umiltà e il nascondimento sono state indubbiamente i momenti più alti dell’esperienza ascetica e spirituale della Venerabile. La virtù della fede guidò e diede origine ad ogni azione della Madre. Nei suoi scritti e nelle sue parole il richiamo alla volontà di Dio e all’amore che la lega a Lui sono indissolubilmente frequenti. Il senso della speranza cristiana lo perfezionò fino a vivere tale virtù in modo eroico da occuparsi dei moribondi per disporli ad una buona morte. L’amore per Dio fu esclusivo, ardente, profondamente unito alla carità che la spingeva a servire il prossimo in modo totale fino al sacrifico della vita. La commissione dei Teologi ha osservato come tutta la vita della Serva di Dio, segno della tenerezza di Dio in mezzo agli ammalati, ruotò intorno al fine di "glorificare Dio servendolo nel malato". Le prove sulla fama di santità sono sufficienti, eloquenti, convincenti perché rispecchiano una vita scandita dalla pratica pronta, gioiosa e costante delle virtù teologali.