Le donne che si sentono attrarre dal Signore a servire gli ammalati per amore di Gesù Cristo, e desiderano fare un'esperienza vocazionale tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, possono scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: noviziato @ valduce.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi).

martedì 30 ottobre 2012

Conservare la pace nel cuore

Insegna Sant'Alfonso Maria de Liguori che bisogna praticar la benignità con tutti, in ogni occasione. Alcune persone sono mansuete finché le cose vanno a loro genio, ma appena son toccati da qualche avversità o contraddizione, subito vanno in escandescenza. Chi vuol farsi santo bisogna che in questa vita sia come un giglio tra le spine, che per quanto venga da quelle punto non lascia di esser giglio, cioè rimane sempre egualmente soave e benigno. L'anima che ama Dio conserva sempre la pace nel cuore, e la dimostra anche sul volto sia nei momenti felici che in quelli avversi.

Nelle avversità della vita si conosce lo spirito di una persona. San Francesco di Sales amava con tenerezza l'ordine della Visitazione che gli costava tante fatiche. Più volte egli lo vide in pericolo di essere annientato a causa delle persecuzioni che pativa, ma il santo non perdette mai la pace interiore, essendo disposto anche a vederlo soppresso, se quella fosse stata la volontà di Dio; e fu allora che disse: “Da qualche tempo in qua le tante opposizioni e contraddizioni che ho subito mi recano una pace sì dolce che non ha pari, e mi presagiscono il prossimo stabilimento dell'anima mia in Dio che è l'unico mio desiderio.”

Quando ci occorre di dover risponder a chi ci maltratta, stiamo attenti a rispondere sempre con dolcezza, poiché una risposta dolce basta a spegnere ogni fuoco di collera. E quando ci sentiamo innervositi, è meglio tacere, perché allora ci sembra giusto di dir quel che ci viene sulle labbra; ma sedata poi la passione, vedremo che tutte le parole da noi proferite erano difetti contro la carità.

E quando accade che commettiamo qualche difetto, bisogna che anche con noi stessi usiamo la dolcezza: l'adirarci dopo il difetto commesso non è umiltà, ma è fine superbia, come se noi non fossimo quei deboli e miserabili che siamo. Diceva Santa Teresa che l'umiltà che inquieta non viene mai da Dio, ma dal demonio. L'adirarci con noi stessi dopo il difetto è un difetto più grande del difetto fatto, e porterà con sé la conseguenza di molti altri difetti: ci farà lasciare le nostre devozioni, l'orazione, la Comunione; e se le faremo riusciranno poco ben fatte. Dunque, allorché cadiamo in qualche difetto, voltiamoci a Dio con umiltà e confidenza, e chiediamogli perdono con mansuetudine.

martedì 18 settembre 2012

Tre Professioni Perpetue per le Suore Inferiere dell'Addolorata

Lo scorso 15 settembre, nella Solennità della Beata Vergine Maria Addolorata, suor Ruth, suor Natalia e suor Victoria hanno emesso la Professione Perpetua tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, Congregazione fondata da Madre Giovannina Franchi. Il rito si è svolto presso la Cappella dell'Ospedale Valduce di Como, durante la Santa Messa celebrata da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Diego Coletti, Vescovo di Como.

Con la professione perpetua, queste tre giovani suore si sono legate per tutto il resto della vita a Gesù buono, loro dolcissimo Sposo e amorevole Redentore delle anime nostre.

Bisogna pregare affinché tante altre ragazze, invece di seguire le vanità delle vanità che dilagano nel mondo, ascoltino la chiamata del Signore e donino la propria vita a Cristo abbracciando la vita religiosa per lavorare al servizio degli ammalati e aiutarli ad avvicinarsi al Signore, seguendo l'esempio di Madre Giovannina Franchi.

lunedì 10 settembre 2012

Accettare la sofferenza per amore di Gesù

Mi hanno scritto tante persone che soffrono materialmente o spiritualmente. A tal proposito vorrei farvi leggere uno scritto che ho rielaborato e tradotto in italiano moderno, tratto da “Pratica di amar Gesù Cristo”, di Sant'Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa.

Questa terra è luogo di meriti, e perciò è luogo di patimenti. La nostra vera patria è il paradiso, ove Dio ci ha preparato il riposo in un gaudio eterno. In questo mondo dobbiamo starvi breve tempo, ma in questo poco tempo molti sono i travagli che dobbiamo soffrire. Bisogna patire, e tutti patiscono: sia i buoni, sia i cattivi, tutti devono portar la propria croce. Chi la porta con pazienza si salva, chi la porta con impazienza si perde. Dice Sant'Agostino che con la prova del patire si distingue la paglia dal grano nella chiesa di Dio: chi nelle tribolazioni si umilia e si rassegna al divino volere è grano per il paradiso; chi si insuperbisce e si adira, e perciò lascia Dio, è paglia per l'inferno. Gesù col suo esempio ci ha insegnato a portare con pazienza le croci che Dio ci manda. Il Profeta chiamò il nostro Redentore: Despectum, novissimum virorum, virum dolorum (Is. LIII, 3): l'uomo disprezzato e trattato come l'ultimo di tutti gli uomini, l'uomo dei dolori. Sì, perché la vita di Gesù Cristo fu tutta piena di travagli e di dolori. Così come Iddio ha trattato il suo Figlio diletto, così tratta anche ognuno che ama e riceve per suo figlio: Quem enim diligit Dominus castigat; flagellat autem omnem filium quem recipit (Hebr. XII, 6). Un giorno Gesù disse a Santa Teresa: “Sappi che le anime più care al Padre mio sono quelle che sono afflitte da patimenti più grandi.” La stessa santa dopo la morte apparve ad un'anima, e le rivelò che godeva un gran premio in cielo, non tanto per le sue opere buone, quanto per le pene sofferte volentieri per amor di Dio.

Non vi è cosa che più piaccia a Dio, quanto il vedere un'anima che con pazienza e pace sopporta tutte le croci che Lui le manda. Ciò fa l'amore, rende l'amante simile all'amato. Diceva San Francesco di Sales: “Tutte le piaghe del Redentore son tante bocche le quali ci insegnano come bisogna patire per Lui. Questa è la scienza dei santi, soffrire costantemente per Gesù; e così diverremo presto santi.” Chi ama Gesù Cristo desidera vedersi trattato come fu Gesù Cristo, povero, straziato e disprezzato. Il merito di un'anima che ama il Signore sta nell'amare e patire. Ecco quel che disse il Signore a Santa Teresa: “Pensi tu, figlia mia, che il merito consiste nel gioire? no, consiste nel patire ed amare. Mira la vita mia tutta piena di pene. Figlia, sappi che chi è più amato da mio Padre, riceve maggiori travagli da Lui, ed a ciò corrisponde l'amore. Mira queste piaghe, perché non giungeranno mai a tanto i tuoi dolori. Il pensare che mio Padre ammette alla sua amicizia gente senza travaglio, è sproposito.” Ed aggiunge Santa Teresa per nostra consolazione: “Iddio non manda mai un travaglio che non lo paghi subito con qualche favore.”

Sarebbe un gran guadagno il patire tutte le pene che hanno sofferto i santi martiri, in tutta la nostra vita, per godere un sol momento di paradiso; or quanto più dobbiamo abbracciar le nostre croci, sapendo che il patire della nostra breve vita ci farà acquistare una beatitudine eterna? Momentaneum et leve tribulationis nostrae... aeternum gloriae pondus operatur in nobis (II Cor. IV, 17). Ciò induceva San Francesco a dire: “Tanto è grande il ben che aspetto, che ogni pena mi è diletto.” Ma chi vuol la corona del paradiso bisogna che combatta e soffra. Non si può aver premio senza merito, né merito senza pazienza. E chi combatte con maggior pazienza, avrà un premio maggiore.

Ma parlando anche di questa vita, è certo che chi patisce con più pazienza gode più pace. Persuadiamoci che in questa valle di lacrime non può aversi vera pace di cuore, se non da chi tollera ed abbraccia con amore i patimenti per far piacere a Dio. Non il patire, ma il voler patire per amor di Gesù Cristo è il segno più certo per vedere se un'anima ama il Signore. Ecco quello che Gesù consiglia a chi vuole essere suo seguace, il prendere e portar la sua croce: Tollat crucem suam... et sequatur me (Luc. IX, 23). Ma bisogna prenderla e portarla non con ripugnanza, ma con umiltà, pazienza ed amore. Un giorno Santa Gertrude domandò al Signore che cosa poteva offrirgli per fargli maggior piacere, ed Egli le rispose: “Figlia, tu non puoi farmi cosa più grata che soffrir con pazienza tutte le tribolazioni che ti si presentano.”

Un'anima che desidera di essere tutta di Dio deve abbracciare con avidità tutte le mortificazioni volontarie, e con maggior avidità ed amore le involontarie, perché queste sono più care a Dio. Preghiamo il Signore che ci faccia degni del suo santo amore; che se perfettamente l'ameremo, ci sembreranno fumo e fango tutti i beni di questa terra, e ci diverranno delizie le ignominie e i patimenti.

giovedì 30 agosto 2012

Addio a suor Battistina

All'età di 101 anni è recentemente deceduta suor Battistina. Le Suore Infermiere dell'Addolorata la ricordano con affetto fraterno e offrono suffragi per la sua anima. Il 7 agosto aveva compiuto 101 anni, portati bene! Solo da qualche mese faticava nella deambulazione, pertanto utilizzava la carrozzina.

Giovedì 23 agosto, dopo la Santa Messa ha chiesto alla Superiora di poter parlare con il cappellano. La superiora l’ha chiamato, hanno parlato, si è confessata e dopo ha chiesto l’unzione dei malati. Il cappellano ha chiamato le suore e si è dato inizio al rito. Giunti alla benedizione finale, suor Battistina ha terminato l'esilio terreno ed è entrata nell'eternità.

Sabato 25 agosto è stato celebrato il rito funebre. Suor Battistina è stata una suora esemplare, semplice, fedele agli insegnamenti ricevuti in noviziato, sempre sorridente e serena. Nella fedeltà alla spiritualità della Congregazione, nella laboriosità e semplicità, questa umile suora ha contribuito non poco allo sviluppo dell’opera di Madre Giovannina.

Il Signore l'accolga nella Patria Celeste.

giovedì 9 agosto 2012

Professione Perpetua

Con grande gioia vi comunico che il prossimo 15 settembre, Solennità della Madonna Addolorata, suor Ruth, suor Natalia e suor Victoria emetteranno la Professione Perpetua tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, Congregazione fondata da Madre Giovannina Franchi.

Il rito si svolgerà alle ore 15,30 presso la Cappella dell'Ospedale Valduce di Como, durante la Santa Messa celebrata da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Diego Coletti, Vescovo di Como.

È meraviglioso sapere che ben tre giovani donne si doneranno a Gesù buono per tutto il resto della loro vita, dedicandosi amorevolmente al servizio dei fratelli ammalati. Speriamo che tante altre donne possano abbracciare la vita religiosa tra le seguaci di Madre Giovannina, per il bene delle anime e la maggior gloria di Dio.

Le donne che si sentono attrarre dal Signore a servire gli ammalati per amore di Gesù Cristo, e desiderano fare un'esperienza vocazionale tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, possono scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: noviziato @ valduce.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi).

sabato 30 giugno 2012

Dolcezza col prossimo

Lo spirito di dolcezza è proprio di Dio. Quindi l'anima che ama Dio, ama anche tutti coloro che sono amati da Dio, quali sono i nostri prossimi; quindi cerca volentieri di soccorrere, consolare e contentare tutti, per quanto gli è possibile. Dice San Francesco di Sales: “L'umile dolcezza è la virtù delle virtù che Dio tanto ci ha raccomandata; perciò bisogna praticarla sempre e dappertutto.”

Questa dolcezza bisogna praticarla specialmente coi poveri, i quali ordinariamente, poiché son poveri, son trattati aspramente dagli uomini. Bisogna praticarla particolarmente anche con le persone ammalate, le quali si trovano affitte dall'infermità, e per lo più sono poco assistite dagli altri. In maniera speciale bisogna adoperare la dolcezza nei confronti dei nemici. Vince in bono malum (Rom. XII, 21). Bisogna vincer l'odio con l'amore, e la persecuzione con la dolcezza; così han fatto i santi.

Non vi è cosa che tanto edifichi il prossimo, quanto la caritatevole benignità nel trattare. I santi ordinariamente avevano il sorriso sulle labbra e il loro volto spirava benignità, accompagnata dalle parole e dai gesti.

Il superiore deve usare tutta la benignità possibile con i suoi subordinati. Diceva San Vincenzo de' Paoli che per i superiori non vi è modo migliore per esser ubbiditi che utilizzando la dolcezza. Anche nel riprendere i difetti, il superiore deve utilizzare parole benigne. Un conto è il riprendere con fortezza, altro conto il riprendere con asprezza; bisogna talvolta riprendere con fortezza, quando il difetto è grave, e specialmente quando il colpevole è recidivo, ma bisogna evitare di avere asprezza ed ira, poiché chi riprende con ira fa più danno che profitto. Se mai in qualche caso raro bisognasse dire qualche parola aspra per indurre il prossimo a comprendere la gravità del suo difetto, tuttavia bisogna sempre lasciarlo con la “bocca dolce”, con qualche parola benigna. E quando capita che la persona che necessita di esser corretta è adirata, bisogna tralasciare momentaneamente la riprensione ed aspettare che cessi la sua collera, altrimenti la si provocherebbe a sdegnarsi maggiormente.

Oh quanto si ottiene più con la dolcezza che con l'amarezza! L'affabilità, l'amore e l'umiltà catturano i cuori delle persone.

mercoledì 30 maggio 2012

La consolazione più bella nell'ora della morte

E' molto edificante questo fatto raccontato da don Bosco. Una volta gli apparve l'anima di san Domenico Savio, il quale gli raccontò della gioia che gode in Cielo ed altre cose. Ad un certo punto don Bosco gli chiese qual'era stata la cosa che lo aveva consolato di più nel momento estremo della morte. - s. Domenico disse: “Quale ti pare possa essere?” - don Bosco rispose: “Forse l'avere conservata la bella virtù della purezza?” - "Eh no! Non è questo solo” - “Forse ti rallegrò avere la coscienza tranquilla?” - “E' già una buona cosa; ma non è ancora la migliore” - “Sarà stato dunque tuo conforto la speranza del Paradiso? ...Sarà l'aver fatto opere buone?” - “No, no!... Ciò che più mi confortò in punto di morte fu l'assistenza della potente ed amabile Madre del Salvatore, Maria Santissima. E questo dillo ai tuoi giovani! Che non dimentichino di pregarla finché sono in vita!”

martedì 15 maggio 2012

Pensieri tratti dagli scritti di Madre Giovannina Franchi


"Le Sorelle dette Infermiere perché applicate all'assistenza degli infermi, separatesi dal mondo, si sono consacrate a Gesù Cristo Crocifisso e alla sua santissima Madre Addolorata, di cui i cristiani sono immagine più viva nei giorni della malattia."

"Almeno potessimo, colla divina grazia, corrispondere ad un favore sì grande, quale è quello di avere nella nostra casa Gesù Cristo in sacramento, con tutto fare e patire per Dio e per amore suo assistere i poveri infermi, ma con gran cuore."

"La casa delle Sorelle Infermiere sia una copia della casa di Marta e Maddalena sorelle di Lazzaro, la quale meritò di essere l'ospizio del nostro divin Salvatore."

lunedì 30 aprile 2012

Diventare Infermiera

Come fare per diventare Suora Infermiera dell'Addolorata? Curare i malati è un'opera di misericordia molto apprezzata dal Signore, il quale nel Giorno del Giudizio ci giudicherà sulla carità. Tra gli istituti religiosi che si occupano di prestare assistenza ai malati, apprezzo molto l'opera delle Suore Infermiere dell'Addolorata, fondate da Madre Giovannina Franchi nel 1853. Il loro carisma è curare gli infermi con gran cuore, soprattutto i moribondi, essendo questa un'opera molto meritoria, visto che nell'ora estrema della vita si decide la salvezza eterna dell'anima. Queste suore sono molto caritatevoli e accoglienti, si impegnano a servire tutti come se servissero Cristo sofferente; ecco perché nelle loro strutture sanitarie si respira un'atmosfera familiare. Per loro i malati sono dei fratelli da amare e servire; magari fosse questa l'atmosfera di tutti gli ospedali del mondo!


Si può entrare in questa Congregazione a qualsiasi età, infatti la loro Fondatrice accolse anche donne con più di 50 anni. La buona volontà e il desiderio di santificarsi nel servizio ai malati è un ottimo indice per essere accolte tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, le quali sono disponibili ad ospitare ragazze per un'esperienza vocazionale nel ramo assistenziale infermieristico. Si tratta di una vita semplice e serena, anche se nel mezzo di un lavoro assiduo e impegnativo svolto con gioia per il regno di Dio. Madre Giovannina studiò presso le Monache Visitandine dalle quali imparò ad amare gli scritti spirituali di San Francesco di Sales; ecco perché questa Congregazione ha una spiritualità dal sapore “salesiano”. La preghiera le vede sempre unite e la vita comune è il momento di sollievo, nonostante le fatiche che vi possono incontrare durante il giorno. Grande è inoltre la loro devozione per l'adorazione Eucaristica.


Le donne che si sentono attrarre dal Signore a servire gli ammalati per amore di Gesù Cristo, e desiderano fare un'esperienza vocazionale tra le Suore Infermiere dell'Addolorata, possono scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: noviziato @ valduce.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi).




lunedì 23 aprile 2012

Pensieri tratti dagli scritti di Madre Giovannina Franchi

"Si preferirà all'astinenza volontaria il mangiare senza lagnarsi e allegramente ciò che verrà posto davanti, secondo l'insegnamento dello stesso Nostro Signore Gesù Cristo ... non mangiare fuori tempo sarà per le Sorelle una carissima mortificazione ... al segno del riposo ciascuna si ritiri subito nella propria stanza e tronchi ogni colloquio con chicchessia."

"tutto lo spirito a spogliarsi di ogni affetto di carne verso i congiunti di sangue e convertirlo in affetto spirituale, amandoli solo di quell'amore che esige una carità ordinata, già morta al mondo e all'amor proprio e viva solo a Cristo loro Signore, cui esse vogliono tenere in luogo di parenti, di fratelli e di tutte le cose."

[Le aspiranti devono essere] "coraggiose ed umili nel tempo stesso, pazienti e cortesi nelle maniere, amanti del silenzio e della fatica, ben disposte all'assistenza degli infermi ed a qualunque opera di carità senza eccezione di alcun ufficio come ché faticoso e ributtante."

"Procuri [la suora ammalata] di non dare minore edificazione che se fosse sana a quelli che la visitano e trattano con lei, dando prova di sincera umiltà e pazienza e usando parole pie ed edificanti, le quali dimostrino che ella accetta la malattia dalle mani del suo Creatore e Signore siccome un regalo, giacchè è veramente, non minore di quello della sanità".

lunedì 9 aprile 2012

Volontariato ospedaliero

Nel 1990 è sorto il GASVO (Giovani Accanto al Sofferente Volontariato Ospedaliero), il gruppo femminile di volontariato che opera presso l'ospedale Valduce di Como. Si tratta di un'interessante opera benefica, poiché consente di poter aiutare gli ammalati, e ciò è una delle sette opere di misericordia corporale che la Chiesa Cattolica incoraggia a praticare.

Nel mondo regnano l'egoismo e l'edonismo sfrenato che spingono a pensare solo a se stessi, disinteressandosi della sofferenza del prossimo. È edificante sapere che invece le volontarie del GASVO dedicano una parte del proprio tempo libero per visitare gli infermi e aiutare le Suore Infermiere dell'Addolorata e il personale medico.

Coloro che vogliono fare volontariato presso l'ospedale Valduce possono chiedere maggiori informazioni a suor Alessandra, superiora della comunità del Valduce delle Suore Infermiere dell'Addolorata. Nel Giorno del Giudizio vi sentirete dire dal Redentore Divino: “Ero ammalato e mi avete visitato... ogni volta che avete fatto questo a uno dei miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me”.

mercoledì 4 aprile 2012

Amare l'Addolorata

Sant'Alfonso Maria de Liguori, nel suo capolavoro intitolato “Le Glorie di Maria”, afferma che sono grandi le grazie che Gesù ha promesso ai devoti della Madonna Addolorata. Infatti, venne rivelato a Santa Elisabetta che San Giovanni Evangelista, dopo che la Beata Vergine fu assunta in cielo, desiderava ardentemente rivederla. Dio concesse questa grazia, e gli apparve la sua cara Madre Celeste insieme al Redentore Divino. La Madonna domandò a Gesù qualche grazia speciale per i divoti dei dolori che soffrì nel vedere l'atroce Passione di suo Figlio, e Gesù promise per essi quattro grazie principali: 1. Chi invoca la Madonna per i suoi dolori, prima della morte meriterà far vera penitenza di tutti i suoi peccati. 2. Egli custodirà questi devoti nelle tribolazioni in cui si trovano, specialmente nell'ora della morte. 3. Imprimerà in loro la memoria della sua Passione, e poi in cielo li premierà. 4. Egli porrà tali devoti nelle mani di Maria affinché ella ne disponga a suo piacere e ottenga loro tutte le grazie che desidera.

Pertanto è vivamente raccomandabile accendersi nella devozione alla Madonna Addolorata e diffonderla il più possibile.

giovedì 29 marzo 2012

Aiutare i malati "con gran cuore"

Curare i malati è la missione che svolgono le Suore Infermiere dell'Addolorata, la Congregazione fondata da Madre Giovannina Franchi, la quale esortava le sue consorelle a svolgere il proprio servizio "con gran cuore". Ecco le sue testuali parole: "Almeno potessimo, colla divina grazia, corrispondere ad un favore sì grande, quale è quello di avere nella nostra casa Gesù Cristo in sacramento, con tutto fare e patire per Dio e amor suo assistere i poveri infermi, ma con gran cuore".

Dio gradisce molto le opere di bene fatte volentieri, con gioia, con gran cuore. Al contrario, le opere buone fatte di malavoglia e col broncio, non hanno un gran valore. Impariamo da Madre Giovannina a fare il bene "con gran cuore".

giovedì 22 marzo 2012

Perché un blog sulle Suore Infermiere dell'Addolorata?

Cari lettori, molti di voi si chiederanno per quale motivo è sorto questo blog. Sono un giovane fedele laico devoto di Sant'Alfonso Maria de Liguori e innamorato della Chiesa Cattolica, che è il Corpo Mistico di Cristo. Desidero ardentemente che il Corpo Mistico di Gesù si espanda dappertutto, poiché Gesù merita di regnare in tutti i cuori degli uomini redenti a caro prezzo con la sua dolorosa Passione. Con grande gioia ho scoperto che la Congregazione delle Suore Infermiere dell'Addolorata ha la stessa "ansia" di vedere Cristo amato da tutte le anime, e a tal fine conduce un importante apostolato in favore degli ammalati, per aiutarli sia corporalmente, ma anche spiritualmente.

Per questo motivo ho deciso di aprire questo "blog non ufficiale", col quale intendo cercare di far conoscere il più possibile l'apostolato di queste suore. Non si può apprezzare ciò che non si conosce, pertanto cerco tramite internet di far conoscere ad altre persone la loro spiritualità. La speranza più grande è che divulgando il più possibile le attività apostoliche che svolgono queste zelanti suore, possa diffondersi l'interesse vocazionale nei loro confronti da parte di donne desiderose di ricercare la propria santificazione abbracciando lo stato di vita religioso e servendo gli ammalati per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime. Più vocazioni ci saranno e meglio sarà per tutti poiché potranno incrementare il loro apostolato aprendo nuove case in Italia o all'estero.

Chi volesse avere maggiori informazioni “vocazionali” su questo ordine religioso è pregato di contattare suor Alessandra scrivendo direttamente al suo indirizzo di posta elettronica: sr.alessandra @ valduce.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi).

mercoledì 21 marzo 2012

Addio a suor Riccarda

All'età di 92 anni è recentemente deceduta suor Riccarda. Nonostante fosse molto malata ed anziana, era ancora un esempio virtuoso per le sue consorelle, poiché aveva accettato la malattia per amore del Signore. Le Suore Infermiere dell'Addolorata la ricordano con affetto fraterno e pregano per lei affinché la sua anima possa essere accolta presto nella Patria Celeste. Dopo aver speso gran parte della vita nel servire Dio e i fratelli ammalati, c'è grande speranza che nel momento in cui questa devota dell'Addolorata è entrata nell'eternità, Gesù buono l'abbia accolta con le consolanti parole: “Vieni serva buona e fedele, ogni volta che hai fatto del bene a qualcuno dei miei fratelli più piccoli, l'hai fatto a Me”.

Foto sulla Congregazione delle Suore dell'Addolorata

Ecco una breve galleria fotografica delle Suore Infermiere dell'Addolorata (conosciute anche come Suore del Valduce) fondate da Madre Giovannina Franchi.