Le sorelle: “Eserciteranno la carità verso il prossimo, specialmente nell’assistenza corporale spirituale degli infermi preferendo i poveri, nelle loro case private, massime se moribondi, col disporli ad una buona morte, essendo questa, al dire di S, Alfonso Liguori, l’opera di carità più cara a Dio e più utile per la salute delle anime.”
“La carità del prossimo sia nelle Sorelle un amore universale che tutti abbraccia nel Signore e non esclude nessuno!”
“La casa delle Sorelle Infermiere sia una copia della casa di Marta e Maria sorelle di Lazzaro, la quale meritò di essere l’ospizio favorito del nostro divin Salvatore.”
“Si ricevano e si trattino con cordialità e gravità insieme le persone che vengono nella casa per qual si voglia motivo, e si procuri che vadano soddisfatte in ciò che domandano, quando si può, sempre poi edificate.”
"Almeno potessimo, colla Divina Grazia, corrispondere ad un favore si grande, quale è quello di avere nella nostra casa Gesù Cristo in Sacramento, con tutto fare e patire per Dio; e per amor suo assistere i poveri infermi, ma con gran cuore."
La Beata Giovannina, è tutta qui, in queste poche righe o note che hanno dato musicalità caritativa alla sua esistenza.
Nata in una famiglia benestante nel 1807 ricevette una istruzione adeguata al suo ceto sociale presso il monastero delle Suore della Visitazione in Como; ebbe una fanciullezza e una giovinezza serena nel contesto di una famiglia numerosa senza preoccupazioni
particolari, con un tenore di vita sobrio improntato ad una pratica cristiana sincera e fedele, alla carità, all’impegno sociale e civile.
La nostra Beata ha saputo accogliere nel suo cuore e far fruttificare si può dire da sempre, sia le serene gioie che i grandi dolori, costruendo, con la grazia di Dio, un patrimonio di umanità che ella ha generosamente messo a disposizione dei fratelli più poveri e disagiati del suo tempo.
La vita è per tutti una grande maestra e sta a ciascuno di noi valorizzare il bene e il bello e tralasciare il brutto e il male. Giovannina ha dedicato ogni attimo della sua esistenza al bene perché credeva e viveva la vocazione cristiana ricevuta nel Battesimo che la faceva figlia di Dio.
Nel 1853 concretizza il suo immenso desiderio di donazione amorosa al Signore mettendo se stessa e le sue sostanze a servizio dei più poveri, nel corpo e nello spirito. che incontrava nel quartiere della Cortesella in Como.
Poveri e miseri che non si differenziano molto dai poveri di tutti i tempi. Le periferie umane hanno sempre in comune una miseria che in
tutte le latitudini ha lo stesso colore nero e le stesse conseguenze: ignoranza, delinquenza, lotta per la sopravvivenza squallore fisico e morale.
Ciò che faceva sanguinare il cuore di Madre Giovannina era l’abbandono quasi totale in cui versavano le persone. Oggi in Italia abbiamo l’assistenza sanitaria, le diverse organizzazioni di volontariato, ma nella maggior parte del mondo tutto questo è ancora escluso anche solo dalla speranza di milioni di persone.
Questo tormento amoroso di Madre Giovannina interpella oggi fortemente le sue Figlie e le esorta a spalancare gli occhi su queste inesplorate periferie che danno slancio a mani , a piedi, a intelligenze cordiali, per permettere a tanti fratelli di scoprire la grande misericordia del Dio Vivente che in Gesù ha riscattato l’umanità tutta dando il suo nuovo comandamento: Amatevi come io vi ho amati!
E così, lei, la colta e raffinata Giovannina della famiglia Franchi, accogliendo tre donne come compagne, inizia un’avventura che, se anche ora dovesse terminare dovrà sempre essere riconosciuta come una grande, stupenda, eroica impresa per cui è valsa la pena di morire contagiata dal vaiolo nero, e di vivere gli ultimi giorni della sua esistenza isolata come lo erano tutti coloro che andava a curare.
Era il 23 febbraio 1872 quando Madre Giovannina chiuse la sua vita terrena per incontrare il suo Signore, dopo che aveva cercato con tutte le sue forze, di assomigliare in qualche cosa a questo suo esigente Sposo divino che per lei per i suoi fratelli e sorelle, aveva dato tutto morendo sulla croce e lasciandosi mangiare dai suoi amici donandosi nella divina Eucaristia.
Di lei, di questa grande Madre non resta nessun ricordo tangibile, neanche la certezza della tomba, ma la sua eredità è in perenne memoria.
Una lunga schiera di sue Figlie hanno portato avanti il dono a lei dato dallo Spirito e, nella Chiesa si impegnano con gran cuore nella cura dei fratelli infermi.